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Via Eupili

Davanti al CDEC negli anni novanta

Intorno al 1990, ad un incontro sulla situazione in Israele tenuto al circolo De Amicis, mi sono presentata a Luisella Mortara dicendole che volevo fare volontariato al CDEC. Mi diede un appuntamento e mi disse con gentilezza che non sapeva esattamente come utilizzare le mie competenze. Nelle scuole non ero abbastanza preparata per fare interventi, non ero una ricercatrice. Le dissi che avevo esperienza e competenze in ambito informatico ma questo non era ancora considerato utile in un mondo essenzialmente cartaceo. Per fortuna Emma Albert, che collaborava con Adriana Goldstaub all’archivio del pregiudizio, ebbe il fiuto di capire che rappresentavo un’occasione.

A quei tempi al CDEC solo Gigliola Lopez maneggiava un computer dove gestiva in DB3 l’elenco dei nomi del Libro della Memoria. Emma è stata una delle persone che hanno segnato la mia vita. Intelligente, capace di smuovere qualsiasi ostacolo con una ferma gentilezza, anticonformista, dotata di una curiosità insaziabile per qualsiasi cosa con cui veniva a contatto, generosa. Siamo diventate subito amiche con lei e con il suo amatissimo marito e complici nel progetto di introdurre il digitale nel CDEC. Emma ha fatto una colletta e abbiamo comprato un primo computer e uno scanner dedicati all’Osservatorio. Abbiamo progettato insieme un metodo per scannerizzare gli articoli di giornale e schedarli. Poi è arrivato, non ricordo come, un giovane ragazzo americano con un computer in dono che ci ha aiutato ad utilizzare una versione beta di qualcosa di simile a Google per fare ricerca testuale nell’archivio degli articoli.

Nel frattempo, la palazzina di via Eupili veniva ristrutturata diventando luminosa e accogliente e io, grazie ad una soffiata di Emma, ne ereditavo una cattedra scrivania (probabilmente della scuola) che gli operai volevano buttare via e che da allora è la regina del mio studio.

Nella sede rinnovata l’informatica prendeva piede, il server aveva un posto e non doveva più essere riavviato a pedate. Con Adriana, nel 1999 abbiamo fatto il primo sito web del CDEC, composto di pagine web statiche e però contenente già allora una ricchissima documentazione sulle leggi del 38 e sulla deportazione degli ebrei italiani ad opera di Michele Sarfatti e Liliana Picciotto.

Quando si era resa necessaria la formazione informatica degli operatori, ho provveduto organizzando corsi con un’agenzia di amici che si occupavano di formazione aziendale. Mi hanno raccontato che non avevano mai insegnato a partecipanti così vivaci, allegri, anarchici e caotici. Allora il Cdec era la risultante di molte energie ricchissime e prevalentemente individuali che lavoravano in contemporanea con qualche insofferenza circa la cooperazione sotto la paziente direzione di Michele.

Nel 2000 abbiamo rifatto il sito del CDEC, rendendolo interattivo. Ha funzionato fino al 2021 e ne vado fiera.

Fra il 2000 e il 2006 con Liliana ed Alberta Bezzan, abbiamo trasferito in Access il db dei deportati e progettato, insieme a Michele, nomidellashoah.it, è stato molto gratificante e stimolante come ogni volta che si lavora con il rigore e l’arguta pignoleria di Michele, con Liliana e la sua attenzione e sollecitudine e  Alberta con la sua volontà scatenata.

Sempre negli stessi anni e con lo stesso rigore, osservatorioantisemitismo.it, con Adriana e Michele.

Poi abbiamo inserito nel sito CDEC il Fondo Kalk e la possibilità di consultare i dati sugli ebrei stranieri dai siti di Francesca Cappella e Anna Pizzuti e il catalogo della biblioteca che all’epoca era ospitato da un farraginoso sito di Lombardia Informatica.

In quegli anni è venuta a lavorare all’archivio del pregiudizio Chiara Ferrarotti, poi aggregata alle ricerche di Liliana. Chiara è stata, purtroppo per pochi anni, una delle persone di maggior valore umano e professionale che si sono avvicinate al CDEC.

Infine Salvarsi, il database delle modalità di salvezza degli ebrei italiani, dal 2009 al 2017, con Liliana, Chiara, Luciana e io. Un lavoro pazzesco in cui abbiamo costruito in itinere un metodo aperto per l’archiviazione dei dati e scoperto via via vicissitudini e soluzioni, a volte fantasiose, con cui circa diecimila ebrei italiani sono riusciti a salvarsi dopo l’8 settembre. Forse la più bella esperienza che ho vissuto al CDEC.

Quest’anno gli ebrei partigiani,  resistentiebrei.cdec.it/.

Fra i miei ricordi (e anche in parte il mio presente) ci sono le battute ironiche con Stefano, gli scambi di proposte di lettura con Nanette, il bel cane di Alessandra, i nostri gatti con Laura, la sollecitudine di Ornella, Betti. Ed Emma e Chiara il cui ricordo mi accompagna.