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Fra le carte di mio padre

Fra le carte di mio padre ho trovato sei fogli di carta velina datati Roma 8 marzo 1943. Descrivono la persecuzione e la deportazione degli ebrei in Slovacchia. Non so come e quando li abbia avuti, date e fatti descritti sembrano coerenti con quanto descritto in vari siti web che si occupano della Shoah.

Di seguito la trascrizione letterale del testo compresi gli errori di grammatica e di battitura.


Fatti concreti del pogrom=devastamento dei giudei slovacchi

Ufficialmente chiamato “deportazione”

Nel marzo 1942 il governo Slovacco ha deciso di deportare tutta la popolazione ebraica del paese, cioè 80.000/90.000 persone.

C’è una convenzione tedesco=slovacca secondo la quale il governo slovacco si è impegnato a pagare RM.500= al governo del Reich per ogni persona deportata, mentre tutti i beni mobili ed immobili saranno trasferiti allo Stato slovacco.

Le persone deportate.

Per principio, tutte le persone ebree, di origine ebrea, furono destinate ad essere deportate, salvo però alcune eccezioni particolarmente fissate: 

Le eccezioni.

  1. Le persone che lavorano in favore dello Stato, vale a dire i medici, i veterinari, i farmacisti, gli ingegneri, i capi delle fabbriche agricole ecc …
  2. Le persone esenti del Presidente della Repubblica.
  3. Le persone viventi in matrimonio misto e i loro discendenti se il matrimonio fu concluso prima del Io settembre 1941
  4. Le persone convertite alla religione cristiana prima del 14 marzo 1939
  5. Gli ebrei di nazionalità Ungherese ed Americana
  6. Le persone delegate al circolo centrale degli ebrei Ustredna Zidof
  7. Due rabbini

Oltre queste eccezioni giuridiche non furono fatte altre eccezioni, i bambini, veterano donne incinte. Ammalati gravi, stroppati, invalidi, pazzi, sono stati forzati ad abbandonare la patria.

Modo della deportazione

L’internamento cominciava il 24 marzo 1942. Prima furono raccolti le donne dall’età di 17/35, poi gli uomini fra 16/50 ed alla fine, dopo qualche tempo, tutte le altre categorie e dal 26 marzo 1942 fino alla fine d’ottebre 1942 furono deportate in trasporti susseguenti 50.000/70.000 persone.

Dalle notizie di un testimonio troviamo i particolari seguenti:

24 marzo= donne fra 17 e 35 anni internate. 25 marzo.= Uomini fra 17 e 45 anni internati. Nello stesso tempo continua l’internamento delle donne. Vari campi di concentramento pieni. 26 marzo.= 30 vagoni partono dalla Slovacchia con piccoli fanciulle filando verso la frontiera tedesca. Il trasporto fu trasmesso alle SS. Alla stazione frontiera Zuard(?). Impossibile il conoscere il luogo di destinazione. Galizia Slesia. 27 marzo. 50 vagoni pieni di uomini si dirigono verso Zilina probabilmente con destinazione  Lublino. Lo stesso giorno 1000 giovani ragazze trasportate via: luogo di destinazione sconosciuto.

4 aprile. = 3000 persone spinte oltre la frontiera, 4000 persone internate Ered, Bratislava, Poprad, Elina(?), Novaki. Gli internati sono affamati, i viveri vengono tolti a loro. 8 aprile.= Tirnava circondata, tutte le persone fino ad età di 50 anni portate via. Deportazioni sospese dalla fine dell’ottobre 1942.

Luogo di deportazione.

Alla frontiera slovacca il trasporto venne trasmesso alle SS. Ossia al comando militare. Gli Slesia, Ucraina. Quelli capaci di lavorare, furono impiegati nelle fabbriche, usine di guerra, gli altri in campi di concentramento e nei ghetti.

Il modo di deportazione.

Le famiglie furono sperse. Dapprima furono tolte via le giovani ragazze, poi gli uomini giovani ed infine i vecchi della famiglia. La gente, senza venire informata prima, fu raccolta nei loro posti di lavoro, negli alloggi, talvolta in strada. Furono arrestati fra le circostanze atroci, e posti in campi di concentramento, esclusi dal mondo esteriore, da dove in vagoni piombati senza mangiare e bere furono spediti fino alla frontiera ed oltre frontiera.

I documenti dei deportati furono sequestrati, non potevano più usare i loro nomi, furono indicati con numeri.

Poiché prima di tutto i loro valori furono tolti, non potevano portare con se che gli oggetti più indispensabili, salvo le medicine, per persone fino al peso di 50 chili. Questi pacchi sovente non sono neppure arrivati.

La situazione delle persone deportate

Secondo le notizie pervenute delle 50.000/70.000 persone allontanate dalla Slovacchia, la più grande parte dei medesimi non vive più. La maggior parte di queste ha perduto la vita in seguito alle privazioni sofferte, oppure in conseguenza di atrocità. Da circa 3.000/4.000 si è potuto sapere il numero d’identità oppure l’indirizzo. Ora quasi non c’è più nessuna corrispondenza con loro e notizie da loro non ci sono pervenute che rarissime volte.

Nuovi pericoli

Le 30.000 persone di origine ebrea rimaste in Slovacchia, in maggior parte cristiane, sono attualmente esposte alla deportazione e cioè alla rovina completa. Il ministro degli affari interni e vice presidente del Consiglio dei Ministri, Sanyo Mach che è allo stesso tempo comandante alla brigata di Hlinka, ha tenuto un discorso l’8 febbraio 1943 alla riunione della guardia menzionata, nel corso della quale ha annunziato che anche i 30.000 ebrei rimasti ancora in Slovacchia verranno ora deportati senza riguardo alla circostanza che siano stati battezzati o se siano in possesso di qualche legittimazione. In questo discorso del Ministro degli Interni Mach si è fatta la lettura ad alta voce, della lettera del Cancelliere Adolfo Hitler indirizzata alla guardia di Hlinka:

“Tutti gli ebrei devono andarsene, quel che significava il giudaismo era sempre chiaro per noi, ed è oggi molto più chiaro ancora. Uno dei nostri più grandi doveri sarà adempiuto allorquando avremo eliminato l’80% del giudaismo afin di poter finire più facilmente con il resto. Noi tutti sappiamo ciò che significano questi 20.000 ebrei che abbiamo ancora qui. Siano battezzati o no, abbiano una legittimazione qualsiasi o no, non importa, essi quasi tutti mirano lo stesso scopo in ottenere. Ma verrà il marzo e l’Aprile e ci saranno altri trasporti. Faremo con questi lo stesso che abbiamo fatto con quelli di Stur o il Vajansky, Hlinka o Rasus.”

Ecco la parte del discorso di Mach pubblicato dal “Grenzbote” nel numero del 9 febbraio 1943.

Giacché è impossibile opporsi al terrore della guardia Hlinka le dette 20.000 persone si trovano in uno stato di cupa disperazione privi di ogni speranza, ammenochè all’ultimo istante non arrivi qualche aiuto per essi.

Già al tempo quando le prime 65.000/70.000 persone furono deportate, suicidi, massacri di famiglie. Tragedie terribili furono all’ordine del giorno. Chi potò fuggì, ma questo mezzo di salvezza era riservatissimo per ben pochi perché le frontiere furono dovunque severamente costudite e le persone arrestate vennero certamente deportate. Le stesse atrocità vengono incominciate di nuovo. Il 19 febbraio seguivano altri internamenti, incarceramenti di quegli infelici con iscopo di portarli in seguito. Vedendo cio molti fuggirono verso la frontiera ungherese e felici quelli che riuscivano ad entrare in Ungheria. E’ tuttora che arriva un gran numero di bimbi solitari che non sanno che cosa sia accaduto ai loro genitori. Ci sono delle informazioni secondo le quali attualmente circa 500 bambini traviati e smarriti vanno vagando senza i loro genitori. Se entro pochi giorni non arriva aiuto, i 20.000 cristiani di origine ebrea ed ebrei viventi in Slovacchia dovranno accettare la stessa sorte.

OSSERVAZIONI

I massacri e il devastamento degli ebrei in Slovacchia, formano le pagine le più tristi della giovane repubblica Slovacca, non soltanto a causa delle loro misure e maniere ma pure a cagione delle circostanze perché i slovacchi sono piuttosto vittime che la causa attiva di questi avvenimenti orribili, tanto è vero che gli stessi capi del movimento antisemita, Mach e Tuka, non sono che il mezzo cieco nelle mani di un poter molto più grande di loro.

I dati riferitisi alla deportazione non ci possono dare un’idea adeguata di tutto quello che accade, ci vogliono ancora altri particolari per arricchire e completare la triste cronaca di avvenimenti del genere.

L’odio che condusse all’esecuzione di questi progetti, fu sicuramente preceduto da una propaganda metodicamente preparata. Durante un periodo lunghissimo vennero pubblicati dai giornali articoli illustrati di immagini di ogni genere al fine di suscitare e provocare l’odio del popolo contro i giudei

Questo comportamento demoralizzante del pubblico fu seguito da affissioni della grandezza di qualche metro per tenere vieppiù vivo lo spirito di persecuzione. Giorno per giorno furono pubblicati decreti dettati non dalla necessità ma per avvilire ed abbassare gli abitanti ebrei, come per es. quello che prescrisse il portare “la stella gialla” per tutti gli ebrei se apparivano in pubblico, la proibizione di uscire dopo le ore 18, l’internamento nei ghetti, la proibizione di passare da una città all’altra, il divieto alle famiglie cristiane di visitare le famiglie ebree, e viceversa, iscrizioni affisse nelle botteghe e nei ristoranti che vietarono l’entrata agli ebrei, esclusione degli ebrei dalla protezione giuridica, ecc. .ecc.

S’intende facilmente che dopo siffatte preparazioni sistematiche e meditate il popolaccio attaccava gli ebrei con bastoni e ferri rompendo i vetri dei negozi e degli alberghi, persone che non potevano difendersi furono bastonate crudelmente in piazza pubblica ed anche talvolta uccise. Durante la deportazione in massa le ragazze (3000 persone) furono raccolte a Bratislava in una fabbrica di munizioni e furono orbate di ogni oggetto di valore, dai ricordi, dai viveri e vestiti. Per evitare il loro incontro con i genitori, le finestre furono coperte di legno ed esse furono costrette a dare la loro firma dichiarando che rinunziano agli oggetti tolti loro. Due giorni restarono li senza mangiare e se una di esse si uccise, la responsabilità fu attribuita alle altre.

Si è dimostrato che come le donne croate e polacche, così pure queste ragazze furono giudicate “atte a soddisfare la voluttà sessuale”, furono trasportate in locali gettate ai soldati, i quali se ne servirono di loro per soddisfare i loro istinti sfrenati. In Polonia, come si sa, perfino le figlie delle classi aristocratiche, senza differenza di religione, in tali campi da dove in molti casi non potevano scappare che grazie a un certificato ottenuto da un medico, che provò la loro malattia di sifilide avanzata.

Secondo testimoni degni di fiducia, reggimenti interi si sono impadroniti di quelle ragazze sciagurate, e quando non potevano più “farne uso” le uccisero in massa. Un medico, vedendo i cadaveri di queste infelici, ha constatato che le bestie feroci non avrebbero potuto distruggerle in maniera più crudele e atroce che questi soldatacci barbari. Secondo questo testimonio non è che le vittime aspettassero con apatia la loro esecuzione, all’opposto supplicavano inginocchiate di essere quanto prima fucilate. E’ accaduto anche che la parte inferiore del vagone dove stavano gli infelici deportati, fu riempita di calce e che l’aria infetta di gas velenosi uccideva le persone ivi racchiuse, sicché 10/15 cadaveri furono buttati via ogni giorno. Uno degli spettacoli più dolorosi era quello che offrivano i bambini dai 5/17 anni chiusi in un vagone, mentre gridavano piangevano in coro durante il loro viaggio verso l’avvenire sconosciuto.

Oltre al confine i deportati dovevano camminare ancora 20/40 chilometri e quelli che non si reggevano dalla stanchezza, furono fucilati su due piedi. Testimoni raccontano che in fila di otto persone, tra i quali madri con bambini vennero uccisi per mezzo delle mitragliatrici e sepolti in massa insieme con i feriti.

Molti si sono nascosti in Ungheria. Appena ebbero ritrovato la tranquillità perduta, il discorso del ministro Mach li rigettava nella più profonda disperazione nella Slovacchia libera formalmente, ma in verità serva, risuonò il grido di “fuori con tutti i giudei”. Nel mese di marzo e di aprile tutti quanti giudei dovranno essere deportati, e ciò non significa altro che il loro inevitabile massacro.

Il 12 febbraio 1843 ebbero inizio gli internamenti a Bratislava. Uno sgomento indicibile si impadronì dell’anima di quegli infelici il numero dei quali ammontava a 20.000, dei quali 10.000 sono effettivamente cristiani. Le persone da essere internate non vengono arrestate dalla polizia ma dalla crudele guardia Hlinka che eseguisce il comando impartitole con la più atroce brutalità. Secondo certe informazioni 500 bambini vanno vagando in Slovacchia cercando di varcare il confine ungherese. Secondo il progetto, entro due mesi la Slovacchia deve essere “liberata e pulita” da tutti gli ebrei.

C’è pericolo che dopo le donne e le ragazze ebree verrà il torno anche delle donne cristiane slovacche visto che dietro il fronte come anche nei campi di lavoro non si rispetta la vita umana. In Slovacchia tutte le impiegate di casa furono costrette a sottomettersi ad una visita medica benché l’infezione in Slovacchia non fosse ad un livello così alto che se ne potesse supporre che il governo slovacco nelle gravissime circostanze attuali l’avesse fatta eseguire per ragioni igieniche.

Appunti di una signora fuggiasca

Ecco gli appunti di una donna colta slovacca che avendo sofferto tutte le pene della persecuzione e dopo le vicissitudini e sofferenze di lunghi mesi fino di poter scappare dalla deportazione:

“Al marzo del 1942 si sono incominciate le prime crudeltà quando nel cuore della notte furono portate via le giovani ragazze e le donne sposate senza prole. Esse furono portate via per così dire dl banco di scuola e dal focolare della casa paterna. Non fu loro permesso di portare altro con se che un piccolo pacco e qualcosa da mangiare. Le coperte calde, le giacche oro per braccio, anelli ecc.. Non potevano portare con sé. Un poliziotto slovacco tenendo servizio nel campo di Patronka a Bratislava diceva che avendo anche lui dei bambini a casa, il pianto e i gemiti gli strappavano il cuore, e domandò di essere cambiato. Dei primi trasporti non c’era notizia. Durante l’estate a Stavebra Srztvahoz (?) , ove avvocati, commercianti ed altri intellettuali eseguivano lavori gravi da muratore ecc.. arrivavano alcune cartoline dall’Ucraina dicendo che dalla fame erano smagrati come ombre e che supplicavano di essere forniti di qualche cibo e vecchi vestiti. A sentir ciò tutti piangevano. I trasporti non cessavano, ora con famiglie intere divise e classificate alla frontiera, i vagoni furoni pieni. Se qualche cristiano mostrasse sentimento verso quei disgraziati gli avrebbero minacciati di morte, non avevano nessun sentimento umano. Una professoressa settantottenne, un commerciante ottantenne, persone ammalate che non potevano camminare, ciechi storpiati, donne gravide, furono collocati in vagoni ermeticamente chiusi. Camin facendo molti morirono. 40 persone viaggiavano in un vagone di buoi. Nel campo di Zilina (?) che poteva accogliere 1200 persone si trovarono 2500 persone. I mobili degli alloggi furono portati via e le sinagoghe distrutte servivano alla licitazione!

Le persone in possesso di legittimazione gialla o bianca furono cacciate dalla loro casa e dovevano ritirarsi nei ghetti oppure in qualche campo miserabile. Per 5.000/100.000 corone slovacche potevano ricuperare la loro libertà senza essere però sicuri se il gioco crudele non s’incomincerebbe di nuovo. Il ministro delle finanze aveva accettato 78 giuristi per 7000 (?) corone slovacche al mese e 10 giorni dopo questi stessi vennero arrestati con le loro famiglie. I giudei dovevano portare la stella gialla, e dopo le 18 e prima delle 8 non fu loro permesso di mostrarsi in pubblico. Le bastonate in strada si rinnovavano giorno per giorno. I battezzati godevano almeno di una libertà personale, però neppure così potevano essere sicuri se se furono politicamente sospetti. Neanche i pazzi furono risparmiati. Prima della deportazione inverno 1951 col freddo di 30 gradi sotto zero i giudei dovettero spogliarsi della loro pelliccia e di ogni vestito caldo. Le commissioni andavano di casa in casa ed evacuavano gli armadi. In certi casi esse intere furono completamente svuotate e poi espropriate in maniera che ciascuna di esse riceveva un’amministrazione slovacca o tedesca i quali poi da parte loro amministravano le cose secondo il proprio capriccio, come nel caso di un portinaio contento per 40 anni nella casa di un avvocato ebreo ora disloggiò il proprietario della casa e si impadronì di tutto il suo inventario. Però per avere almeno l’apparenza della giustizia del loro empio procedimento, gli amministratori fecero firmare una dichiarazione in base alla quale esso sono autorizzati dagli stessi proprietari ebrei, autorizzati spontaneamente per provvedere all’amministrazione dei loro beni. Quante torture e sofferenze…….”

Roma 8 marzo 1943


Link attinenti

https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_Holocaust_transports_from_Slovakia#Initial_phase

https://www.999thebook.com/?fbclid=IwAR3R2_bcuNCVpkkHAoWymVVGaYONjcvkdl5CD0_w9MwNgodQhBt614S5_w4

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